Il nome deriva dal latino «hiběrnum», «stagione del freddo» (in riferimento al tempo), e dall’aggettivo «hibernus».
Secondo il folklore il nome inverno deriverebbe da Averno (cioè il regno dell’Ade), si tratterebbe di una variazione della parola Avernus che deriva dal greco άορνος (senza uccelli). Infatti, si narra che il freddo non permettendo la vita agli uccelli li faceva emigrare o morire, rendendo la stagione quasi senza uccelli. Secondo alcune leggende gli uccelli emigravano nel regno di Ade per poi fare ritorno. In Italia, proprio per questo motivo è nata anche la leggenda della merla, la merla sarebbe mandata da Persefone per annunciare il suo ritorno alla madre Demetra (o Cerere) che faceva tornare la primavera in relazione alla visita della figlia. Inoltre, in inverno molte piante muoiono o non crescono (a differenza della primavera). L’inverno viene rappresentato spesso nell’arte proprio con il vecchio o la vecchiaia che precede la morte.
L’inizio dell’inverno nell’emisfero boreale è collocato indicativamente al 21 dicembre, quando ha luogo il solstizio e che coincide con il giorno con il dì più breve e la notte più lunga. In seguito, le ore di luce acquistano progressivamente maggior lunghezza. Altri elementi ricorrenti della stagione invernale sono il freddo e il gelo, sovente accompagnati dalla neve. La stagione si conclude al 20 marzo, quando si verifica l’equinozio primaverile (21 marzo).
Inverno meteorologico
A livello meteorologico, è definito “inverno” il periodo che intercorre dal 1º dicembre al 28 febbraio o al 29 febbraio.
«Quando canta il merlo siamo fuori dell’inverno.»
Tra i quattro elementi classici l’inverno corrisponde all’acqua,
Tra le età della vita alla vecchiaia o alla prima infanzia,
Tra i punti cardinali al Nord,
Tra i temperamenti umorali al flemmatico,
Tra le parti della giornata alla notte,
Tra le fasi dell’opera alchemica alla nigredo.
La piante perenni e a foglia caduca vanno in letargo, proprio come alcuni animali.
Il loro riposo consiste in un grande rallentamento di ogni attività funzionale cioè tutte le cellule che compongono la pianta riposano e per riposare esse debbono essere molto povere di acqua. La privazione dell’acqua inizia gradualmente in autunno quando la pianta fa un’accurata selezione delle ricchezze di cui dispone e distingue quelle da cui liberarsi prima e quelle necessarie che devono rimanere fino all’anno venturo. Se gli alberi tecnicamente “vanno in letargo” durante l’inverno, come continuano a trasformare la nostra CO2 in ossigeno? Non tutti gli alberi vanno in letargo. Le caducifoglie sì, perdono le foglie, e di conseguenza non svolgono la fotosintesi.
Le conifere e le sempreverdi in genere continuano a svolgere la fotosintesi, anche se sotto una certa temperatura ciò diventa materialmente impossibile, quindi anche loro smettono, solo che non perdendo le foglie sono in grado di riprenderla non appena ci sono le condizioni.
Rimane il fatto che in inverno la fotosintesi è in generale scarsa o nulla, per tanto non avviene la trasformazione di CO2 in ossigeno. L’aria che respiriamo si mescola a livello globale, quindi se anche in un emisfero è pieno inverno con temperature estremamente rigide, nell’emisfero opposto è estate, e nella zona equatoriale l’inverno non esiste, perciò a livello globale il bilancio CO2-ossigeno tende a rimanere costante, o a oscillare di pochissimo per via delle differenze stagionali. Solo il 20% dell’ossigeno è prodotto dagli alberi, il grosso viene prodotto da alghe e cianobatteri marini, che risentono meno delle variazioni stagionali dato che la temperatura dei mari varia meno rispetto a quella atmosferica.