La Primavera è la stagione del risveglio.
La Natura, i sensi, la giovinezza, anche in chi tanto giovane non è più, recherebbe in sé un che di divino.
Numerose sono le divinità che le varie tradizioni hanno collegato a questa stagione, che archetipicamente rappresenta quella fase della vita che segue l’infanzia ma precede la maturità: la fanciullezza, quel tempo in cui tutto deve ancora accadere e la vita appare foriera di possibilità.
Quasi ogni cultura ha prodotto la sua dea della primavera.
Nei miti dell’Antica Roma, in un giorno di primavera, mentre Flora passeggia per i campi, Zefiro, il vento di primavera, la vede e se ne innamora perdutamente. La rapisce e la sposa offrendole come dono d’amore il regno sui campi e sui giardini coltivati. Con il carro pieno di fiori la primavera porta e sparge fiori sui prati tipici del periodo: Mughetto, Tulipano, Giglio, Giacinto, Narciso, Iris sono solo alcuni dei fiori che ammiriamo e che hanno una storia fantastica da raccontarci!!
Questa antichissima Dea romana incarnava quindi il fiorire della natura in tutte le sue forme, anche quella della natura umana. In virtù del fatto che i fiori sono gli organi sessuali delle piante, ad essa si attribuiva anche il ruolo di protettrice delle prostitute. Durante le feste in suo onore, le Floralia, il corpo femminile veniva onorato in modo particolare, e se ne prediligeva la nudità. Flora era la regina di tutte le piante, comprese quelle commestibili, ma veniva anche invocata per proteggere i bambini e per avere raccolti e fioriture rigogliose. I romani ritenevano che senza il suo aiuto la città sarebbe morta.
A lei era associata anche Feronia, dea dei fiori primaverili e dei boschi, e Maia, altra antica dea romana della fecondità e del risveglio di natura.